CORRIERE DELLA SERA – LUGLIO 1976
“E’ affidato, secondo Proust, al caso, che il singolo acquisti un’immagine di se stesso, che diventi signore della propria esperienza. Dipendere, in una cosa simile dal caso, è qualcosa di tutt’altro che naturale. Gli interessi interiori dell’uomo non hanno già per natura questo carattere irrimediabilmente privato; ma lo acquistano solo quando diminuisce, per gli interessi esterni, la possibilità di essere incorporati alla sua esperienza. Il giornale è uno dei tanti segni di questa diminuzione. Se la stampa si proponesse di far sì che il lettore possa appropriarsi delle sue informazioni come di una parte della sua esperienza, mancherebbe interamente il suo scopo. Ma il suo intento è proprio l’opposto, ed essa lo raggiunge. E’ quello di escludere rigorosamente gli eventi dall’ambito in cui potrebbero colpire l’esperienza del lettore. I principi dell’informazione giornalistica (novità, brevità, intelligibilità, e, soprattutto, mancanza di ogni connessione fra le singole notizie) contribuiscono a questo effetto non meno della impaginazione e della forma linguistica”(Walter Benjamin)
Pellegrini vuole uccidere il giornale.
Precisamente le prime pagine di un mese di un quotidiano tra i più diffusi in Italia, nell’anno del suo centenario.
Vuoi per una critica ai mass media in genere in quanto specchi e – per di più ingannevoli – di una realtà sulla quale non possono veramente incidere, vuoi per un rifiuto del modo specifico in cui il medium giornale ci comunica notizie che si ripetono con monotona successione e che sono sempre altro-da-noi, (in quest’ottica si giustifica la scelta del Corriere della Sera in quanto tra i più diffusi ha una chiara valenza simbolica), o ancora per continuare un discorso critico su quella quotidianità di cui il quotidiano è il miglior emblema per sua stessa designazione, l’autore interviene sulle prime pagine per mutarne – attraverso una complessa sequenza di operazioni tecniche – aspetto e significato. Ma, prima di dar vita al suo intento distruttivo, imprime le foto di ogni pagina su ceramica, come si fa con i “cari estinti” incastonandole poi in lapidi di finto marmo… per serbarne la memoria.
Inizialmente sulla pagina da trattare viene tracciato con la cera un nome, una parola-segno che – contrariamente a quelle del giornale – ha come referente solo se stessa, non significa ma è.
Il segno sempre uguale e sempre ripetuto in ugual modo, si trova delimitato nel suo movimento dalla forma complessiva della pagina e dalla struttura a incastro degli articoli. In questa fase il giornale viene considerato e utilizzato come scheletro da riempire, come limite che chiude il segno stesso in uno schema (quasi metafora della quotidianità che, con le sue regole, limita l’immaginazione).
Applicando una particolare tecnica di corrosione interviene poi in modo tale da distruggere la carta che non è stata coperta dal segno-parola ed infine, togliendo anche la cera, non resta che una scrittura fatta di carta di giornale, che si snoda attraverso i vuoti aperti.
La pagina originaria è stata trasformata in oggetto estetico, in leggero merletto di segni attraverso i quali passa l’aria e si vede ciò che sta dietro. Liberata dal peso dei suoi precedenti significati la nuova pagina può ora venir trattata con la scioltezza del gioco, imprimendola su una garza nera chimicamente come ad ottenerne un negativo, oppure usandola come filtro per vedere attraverso gli spazi aperti dalla corrosione, allo stesso modo in cui il quotidiano – la memoria del quale è stata conservata nella lapide – filtrava gli avvenimenti.
Di questo possibile impiego l’artista ci offre un esempio teso ad esplicitare l’impianto logico del giornale. Individuati i diversi argomenti del mese preso in esame ed assegnato un colore a ciascun argomento, costruisce altrettante prime pagine nelle quali l’alternanza degli articoli viene sostituita dall’alternanza dei colori, il succedersi e il ritornare dei quali – avvenendo con geometrica regolarità – pongono in rilievo la caratteristica di ripetitività del giornale con il crescere e il calare delle notizie, e le presenta ciascuna dietro la corrispondente pagina-filtro.
Il significato trasformato in colore viene letto attraverso parole trasformate in segno.
(O.C.)